05/03/2013

Elena Zambon, la signora della ricerca

Per il centenario di Zambon Group ha dato vita alla fondazione Zoè per “una nuova consapevolezza sulle tematiche della salute e del benessere”.

TRE DONNE ALLA GUIDA - Una donna che ha saputo coniugare vita familiare e successo imprenditoriale. Una donna che lavora con le sue due sorelle ma anche insieme a centinaia di colleghi provenienti da tutto il mondo. Una donna che ha impresso una svolta alla dimensione “sociale” dell’azienda dando vita a una fondazione ad hoc. Una donna che esprime semplicità di vita e ampiezze di vedute imprenditoriali. Elena Zambon, insieme alle sorelle Margherita e Chiara, guida un’azienda leader a livello mondiale dei settori farmaceutico e chimico.

ZAMBON GROUP - Non è comune trovare tre donne alla guida di una grande azienda italiana. E non è facile trovare aziende che mettono al centro della propria azienda un codice etico considerato “come una bibbia”, riferimento comportamentale e valoriale di ogni lavoratore. Zambon Group è una tipica azienda del tradizionale modello imprenditoriale del Nordest: nata e fondata a Vicenza nel 1906 dalla creatività e intraprendenza di Gaetano Zambon è crescita continuamente per la sua qualità allargando i mercati e il fatturato. Oggi opera direttamente in tre continenti - Europa, Nord e Sud America e Asia - con oltre 2600 dipendenti in quindici paesi e un fatturato consolidato, a fine 2011, di 562 milioni di euro. Oggi è una multinazionale ben radicata in Italia e ancora nel suo originale territorio di Vicenza, un “gruppo multiculturale che, in uno scenario così disomogeneo e in continuo cambiamento come quello delle industrie farmaceutiche, ha rafforzato la propria posizione competitiva nel mercato” grazie agli investimenti e alle strategie del proprio top management.

LA FONDAZIONE - Nel 2008, per il centenario della nascita dell'azienda, Elena Zambon ha voluto dar vita alla fondazione Zoè, Zambon Open Education, per “lavorare per contribuire alla crescita di una nuova consapevolezza sulle tematiche della salute e del benessere presso l’opinione pubblica e target selezionati di operatori”. L’ultimo evento di successo è stata la settimana di “Vivere sani, vivere bene” con l’edizione del 2012 centrata sul respiro, realizzata a Vicenza lo scorso anno con la partecipazione di migliaia di persone agli eventi e workshop organizzati in città. Già per il 2013 il programma di Zoè è già pianificato. Incontriamo Elena per capire meglio il segreto del loro successo.

- Dottoressa Zambon, lei è una donna molto impegnata nel lavoro, guida un’azienda internazionale, come riesce a conciliare famiglia e impresa?
Concentrandosi sulla qualità che in un tempo più ristretto deve sempre essere assicurata sia alla famiglia sia all’impresa e cercando di bilanciare gli impegni”.

- Il fatto di essere donna cosa ha portato in più alla Zambon? In genere il fattore donna cosa può dare al management di un'azienda?
“Sarebbe meglio chiederlo alle persone che lavorano con me. Immagino che una mentalità femminile sia più portata a favorire lo scambio e la multidisciplinarietà tra funzioni, all’aggregare competenze diverse all’interno ed all’esterno dell’impresa, a favorire un sistema più integrato di relazioni. Ma, ripeto, bisognerebbe chiederlo ai miei collaboratori”.

- In che modo l'azienda Le ha “formato” il carattere? In che modo il lavorare in una grande azienda di famiglia L'ha aiutata nella sua crescita di donna, moglie e madre?
Ha sicuramente aumentato il senso di responsabilità nei confronti delle persone che lavorano con noi. Inoltre devo dire che mi ha aiutata ad interpretare lo spirito di servizio in modo più ampio, tenendo presente che l’impresa Zambon coinvolge ogni giorno migliaia di famiglie”.

- Perché un'azienda così internazionale come la sua, continua a investire in Italia e nella provincia di Vicenza?
“Zambon è nata 107 anni fa a Vicenza da una famiglia vicentina. È cresciuta, si è internazionalizzata, oggi vende prodotti in settantatrè paesi e ha quindici sedi operative in tre continenti con sei stabilimenti tra chimica e pharma, ma ha sempre tenuto saldi i suoi legami con il territorio di origine, dove abbiamo due importanti stabilimenti produttivi, uno farmaceutico e uno di chimica fine. Assieme al nostro management, e in particolare all’AD del pharma Maurizio Castorina e della chimica Roger La Force, investiamo in Italia perché crediamo nel nostro paese, così come la nostra famiglia ha fatto anche nei momenti più delicati: penso al periodo della guerra, alla ricostruzione della fabbrica di Vicenza. Sono le aziende italiane che devono conquistare l'estero, non viceversa, per questo non dobbiamo abbandonare, ma investire: sulle tecnologie, sulle competenze e soprattutto sull’innovazione, che nel nostro settore significa ricerca e sviluppo. Le aggiungo un altro motivo più che valido per investire in Italia: la qualità. La specializzazione della manodopera è elevatissima e questo dipende dal convinto rigore con cui si rispettano le regole. Per chi si occupa della salute delle persone, questa è una responsabilità. A settembre inauguriamo a Vicenza la nuova fabbrica, che non sarà soltanto luogo di produzione, ma si aprirà all’esterno per far conoscere e toccare con mano cosa significa produzione di qualità. Diventerà così centro di formazione e di education, per il nostro personale ma anche per community esterne come l'Università e Centri di Ricerca. In questo modo può nascere uno scambio reciproco tra coloro che operano direttamente nel settore e coloro che appartengono al mondo della conoscenza scientifica. L'abbiamo chiamata “Health & Quality Factory - Qualità per la Salute”. Penso che il nome spieghi compiutamente il suo significato, rappresentare cioè un simbolo del nostro modo di intendere e sviluppare un mestiere così complesso che va dalla ricerca alla produzione di materie prime, di principi attivi e di farmaci per la salute.

- La dimensione sociale del suo impegno quanto ha dato un “valore aggiunto” alle attività propriamente di business della Zambon?
“Vorrei risponderle con un esempio. Molti anni fa Zambon ha elaborato un proprio codice etico e una serie di procedure e processi per monitorare i comportamenti dei collaboratori affinché si attengano alle regole prescritte. Per noi quel codice etico è una sorta di Bibbia, a cui non si può derogare. Talvolta può essere vissuto come un vincolo, una limitazione, ma su questioni etiche non ci possono essere compromessi. Il messaggio che diamo dev’essere chiaro: noi non ci occupiamo soltanto della qualità del farmaco, ma anche del modo in cui la nostra impresa opera in un sistema complesso in cui sono coinvolti enti regolatori, fornitori, partner, collaboratori, medici e farmacisti. Questa è la convinzione con cui interpretiamo il nostro ruolo come professionisti che credono in ciò che fanno”.

- In che modo la dimensione etica dell'azienda viene percepita dai dipendenti?
“Da molti anni Zambon ha avviato un programma di attività di formazione e di crescita culturale dei propri collaboratori che si ispira al concetto di Impresa Integrale. Un'impresa cioè che unisce alle tematiche di business tematiche valoriali nel rispetto delle persone, mettendole nelle condizioni di lavorare in ambienti che favoriscono le relazioni umane dentro l’impresa ma anche verso il territorio circostante. Probabilmente oggigiorno sembra anacronistico, vista la situazione economica difficile in cui viviamo ma crediamo che prendersi cura di una comunità di persone, senza distinzioni di ruoli, permetta una crescita più sana e duratura. Questa filosofia d’impresa si basa sul coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli oltre duemilaseicento collaboratori. E’ con questo stile partecipativo che raccogliamo il contributo di tutti per generare un benessere collettivo più allargato”.

- La vostra azienda è molto impegnata nell'impegno etico e della responsabilità sociale. Da dove nasce questa particolare attenzione?
“Zambon ha sempre avuto un'attenzione enorme per le tematiche di carattere sociale. Gaetano, il fondatore, nel 1938 diceva: 'Una società economicamente libera (quella capitalista) può essere moralmente accettabile soltanto a patto che la ricchezza privata diventi fraternità, attraverso le opere buone, e benessere collettivo, attraverso la creazione di mezzi di produzione, di fatti, di lavoro e possibilità di vita per altri uomini. Ogni onesto imprenditore si comporta così'. Oggi tutto questo vale ancora di più. Un'impresa deve avere la forza e il desiderio di curarsi anche del territorio in cui opera, di facilitarne la crescita sociale, di stimolare la ricerca del nuovo, di contribuire al miglioramento del tessuto culturale in cui vive. Non esistono aziende forti in territori deboli”.

- Come e perché è nata, a supporto di questo impegno nel sociale, la Fondazione Zoé?
“Zoé è nata all’indomani del centenario per trasferire all'esterno dell'impresa i valori che caratterizzano Zambon. Abbiamo voluto farlo partendo da Vicenza, dove Zoé ha sede, proprio perché riteniamo la cura del territorio un elemento importante dell’essere impresa con una forte identità, che trova forza nelle sue radici. Inizialmente abbiamo ascoltato le aspettative della città attraverso una ricerca che ha evidenziato il genius loci, e poi abbiamo iniziato a rapportarci con le varie realtà cittadine. La rete di partnership che Zoé ha costruito in soli quattro anni spiega quanto desiderio ci sia di fare network, di mettere a fattor comune esperienze e sensibilità diverse a beneficio della popolazione. L’unico modo per uscire dai momenti difficili e crescere come comunità è quello di unire le forze, di collaborare a tutti i livelli per creare del valore aggiunto a beneficio di tutti”.

- Qual è secondo lei il "personaggio etico" del 2012? Per quali caratteristiche?
“Mi è piaciuta molto, in un momento difficile come questo, la figura del nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel discorso di fine anno ha fornito un indirizzo sul quale muoversi per il futuro. In particolare mi ha molto colpita una sua frase: bisogna avere il coraggio della speranza, della volontà e dell’impegno.