“È davvero incredibile come stiano provando a far passare come una microtassa qualcosa che alza il costo della materia prima del 40-50%. Ma è ancora più pazzesco che stiano tentando di farla passare come una tassa ‘etica’ quando vanno a colpire la filiera del packaging che recupera il 92,8% del materiale e il cui costo è coperto da quanto le aziende versano al CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi di cui fa parte anche Corepla per quanto riguarda la plastica, ndr). Un ciclo che per l’ambiente e i contribuenti è super virtuoso. Invece non c’è un euro di questa tassa che sarà usato per il bene del pianeta”, spiega Luigi De Tomi, presidente della Sezione Materie Plastiche e Gomma di Confindustria Vicenza a seguito di un lungo confronto che si è tenuto nel capoluogo berico con gli imprenditori e i loro delegati del territorio.
I dati di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, evidenziano infatti come nel 2019, su un totale di 2 milioni 317 mila tonnellate di packaging plastico prodotto, ben 1 milione e 70 mila tonnellate (il 46,2%) vengono riciclate (+1,2% rispetto a un anno fa) e 1 milione 80 mila tonnellate (il 46,6%) sono destinate a recupero energetico (+3,6% rispetto al 2018).
Significa che il 92,8% effettivo del packaging plastico italiano, ovvero quasi tutto, viene recuperato. Solo il 7,2% finisce in discarica, soprattutto per inefficienze del sistema di raccolta dei rifiuti urbani. E comunque i dati sono in forte miglioramento, basti pensare che in un solo anno il recupero è incrementato del 4,2%.
Nel 2019, quindi, l’Italia è già ad un passo dal raggiungere l’obiettivo definito dall’Europa di arrivare a riciclare il 50% della plastica entro il 2025.
“Se prima di allora – continua De Tomi -, il Governo non danneggia questa filiera come sta tentando di fare con questa tassa no-sense, ci riusciamo sicuramente. Anzi, per il 2025 possiamo darci degli obiettivi anche più ambiziosi se ci lasciano lavorare e investire in sviluppo e competenze invece di caricarci di tasse che affossano la ricerca. Ora, è evidente che nelle aule parlamentari ci sia una vasta ignoranza su come funziona il ciclo della plastica. Purtroppo questo non ci sorprende, ma ci rattrista perché di supe rprofessionisti, invidiati in tutta Europa in questo campo, l’Italia è piena. Ci siamo noi produttori e trasformatori, ma anche enti terzi e docenti universitari. Come mai non vengono interpellati? Perché non posso credere che una persona competente in materia possa partorire una cosa come la plastic tax”.
Il presidente vicentino del Settore, conclude poi con un possibile bilancio della plastic tax nel caso entrasse in vigore dal 1° luglio 2020: “Ai cittadini che pagano le tasse dobbiamo dire le cose come stanno, ovvero che gli estensori di questa tassa li danneggeranno 3 volte: pagheranno di più i prodotti, ci saranno ricadute in termini di processo di raccolta e smaltimento rifiuti (e poi sulle tariffe?) e infine si danneggia un processo di riciclo e riuso ampiamente positivo. La politica, se vuole, può ancora tornare indietro. Se non lo farà, i cittadini hanno almeno il diritto di sapere cosa li aspetta”.
I dati di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, evidenziano infatti come nel 2019, su un totale di 2 milioni 317 mila tonnellate di packaging plastico prodotto, ben 1 milione e 70 mila tonnellate (il 46,2%) vengono riciclate (+1,2% rispetto a un anno fa) e 1 milione 80 mila tonnellate (il 46,6%) sono destinate a recupero energetico (+3,6% rispetto al 2018).
Significa che il 92,8% effettivo del packaging plastico italiano, ovvero quasi tutto, viene recuperato. Solo il 7,2% finisce in discarica, soprattutto per inefficienze del sistema di raccolta dei rifiuti urbani. E comunque i dati sono in forte miglioramento, basti pensare che in un solo anno il recupero è incrementato del 4,2%.
Nel 2019, quindi, l’Italia è già ad un passo dal raggiungere l’obiettivo definito dall’Europa di arrivare a riciclare il 50% della plastica entro il 2025.
“Se prima di allora – continua De Tomi -, il Governo non danneggia questa filiera come sta tentando di fare con questa tassa no-sense, ci riusciamo sicuramente. Anzi, per il 2025 possiamo darci degli obiettivi anche più ambiziosi se ci lasciano lavorare e investire in sviluppo e competenze invece di caricarci di tasse che affossano la ricerca. Ora, è evidente che nelle aule parlamentari ci sia una vasta ignoranza su come funziona il ciclo della plastica. Purtroppo questo non ci sorprende, ma ci rattrista perché di supe rprofessionisti, invidiati in tutta Europa in questo campo, l’Italia è piena. Ci siamo noi produttori e trasformatori, ma anche enti terzi e docenti universitari. Come mai non vengono interpellati? Perché non posso credere che una persona competente in materia possa partorire una cosa come la plastic tax”.
Il presidente vicentino del Settore, conclude poi con un possibile bilancio della plastic tax nel caso entrasse in vigore dal 1° luglio 2020: “Ai cittadini che pagano le tasse dobbiamo dire le cose come stanno, ovvero che gli estensori di questa tassa li danneggeranno 3 volte: pagheranno di più i prodotti, ci saranno ricadute in termini di processo di raccolta e smaltimento rifiuti (e poi sulle tariffe?) e infine si danneggia un processo di riciclo e riuso ampiamente positivo. La politica, se vuole, può ancora tornare indietro. Se non lo farà, i cittadini hanno almeno il diritto di sapere cosa li aspetta”.